(Reuters Health) – Le diete vegetariane riducono il rischio di cardiopatia, ma non tutti i cibi che rientrano in questa categoria producono questo benefico effetto. E così i vegetariani che consumano molti cereali e zuccheri raffinati potrebbero avere molta più probabilità di sviluppare cardiopatie rispetto a coloro che seguono diete con un minimo quantitativo minimo di questi alimenti. È quanto emerge da uno studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston.”La maggior parte degli studi sulle diete vegetariane hanno riscontrato che in generale risultano protettive nei confronti delle malattie cardiovascolari, ma non si sono soffermati davvero sulla qualità del cibo”, dice Ambika Satija, autrice principale dello studio. “Si può essere vegetariani e mangiare prodotti di origine vegetale di scarsa qualità”.
Lo studio
Satija e colleghi hanno analizzato i dati di tre studi precedenti in cui i pazienti erano stati intervistati sulla loro alimentazione a intervalli di pochi anni e hanno individuato quanti di questi avessero sviluppato una cardiopatia. I tre studi avevano coinvolto un totale di 210.298 persone. In 20 anni, 8.631 avevano sviluppato una malattia delle coronarie. Successivamente i ricercatori hanno diviso i partecipanti in 10 gruppi, a seconda di quanto strettamente avevano aderito a una dieta vegetariana. Le persone “più vegetariane” presentavano un rischio inferiore dell’8% di cardiopatia rispetto a quelle che seguivano un’alimentazione meno strettamente vegateriana. Per osservare più dettagliatamente gli effetti di questo regime aliemtare, il team di ricerca ha confrontato gruppi di persone le cui diete prevedevano i cibi vegetariani più salutari (come riso integrale, frutta, verdura e noci) con coloro che consumavanp un quantitativo minimoo di questi cibi. I primi presentavano il 25% in meno delle probabilità di sviluppare una cardiopatia rispetto a ai secondi. Nello stesso tempo quelli che seguivano una dieta che includeva cibi vegetariani meno sani (cereali raffinati, bevande zuccherate, patate e dolci) avevano il 32% in più delle possibilità di sviluppare una cardiopatia rispetto ai soggetti che avevano ridotto al minimo questi alimenti.
Fonte: Journal of the American College of Cardiology 2017.
Andrew M. Seaman
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Nutri & Previeni)